Giorgio Rizzoli

40 anni in banca
45 anni in pista

Giorgio Rizzoli, dirigente Acquadela, atleta da una vita, allenatore, giornalista…

A qualche mese dalla pensione e da poco entrato nei 60 (anni), Giorgio ci racconta la sua grandissima passione per l’Atletica.
Non solo una passione, ma un amore che ha contraddistinto la sua vita.
Un esempio di costanza, disciplina e passione. Proprio nel momento dell’intervista aveva terminato da un paio d’ore una gara di cross (detta anche corsa campestre, una corsa su sfondo sterrato o erboso) definendosi “stanchino”.

Ma lasciamo parlare lui ora. Ecco a voi Giorgio.

Ho lavorato in banca per 40 anni. Ora che sono in pensione ho dieci ore al giorno in più da potere dedicare a questa mia grande passione che è l’atletica. Non tanto “ad allenarmi di più”, perchè a questa età e dopo tanti anni di attività è opportuno “non esagerare”, ma per avere più tempo per seguire il gruppo dei miei atleti e organizzare l’attività di atletica della mia società, l’Acquadela Bologna.

Si sa, il lavoro è importante e ho avuto la grande fortuna di trovarne uno che mi piacesse, ma ora non mi dispiace affatto avere questo tempo in più a disposizione.

Mi piacciono i numeri e le statistiche e forse è per questo che ho lavorato in banca, ma sento di esprimere davvero me stesso quando vesto i panni dell’atleta e di tutto ciò che è connesso all’atletica.

Sento l’atletica nel sangue, mi è piaciuta fin da subito. Da ragazzino, avrò avuto undici, dodici anni circa, organizzavo le gare nel cortile di casa. Giro della casa, salto in lungo, salto triplo… Ogni ragazzino che veniva a giocare dalle mie parti e si univa al gruppo gareggiava! Attorno a quella casa avranno corso almeno cento bimbi!

A quel tempo ancora non mi allenavo seriamente, le mie prime gare le ho corse nel 1975 con la società sportiva Acquadela.

Erano le mie prime corse podistiche (le chiamavano “camminate”).

Iniziò un periodo di soddisfazioni in ambito regionale, ma anche in ambito nazionale mi riuscivo a difendere bene, come per esempio classificandomi al 10° posto ai Campionati Italiani Allievi sulla distanza di 12 km: il vincitore fu un certo Gelindo Bordin, qualche anno dopo campione olimpico nella maratona a Seul nel 1988.

Non mi sentivo un fenomeno, ma me la cavavo bene. In ambito regionale ero uno dei migliori ed ero veramente forte nelle corse su strada in salita, dove in pochi mi stavano davanti.

All’epoca lavoravo in banca e oltre ad allenarmi quasi ogni giorno, frequentavo l’Università, dove poi mi sono laureato sempre lavorando in banca 10 ore al giorno e allenandomi.

Allora per me era normale, se avevo lezione universitaria la sera, lavorando tutto il giorno in banca, mi alzavo alla mattina verso le 5:30 / 6:00 e mi allenavo, visto che poi per il resto della giornata mi sarebbe stato impossibile.

“Ero veramente forte nelle corse su strada in salita, dove in pochi mi stavano davanti”

A 27 anni nel 1987 mi sono laureato. Dopo la laurea mi sono sposato con Ughetta e qualche anno dopo, nel 1992, è nata mia figlia Laura.

Le mie priorità erano cambiate e ho dovuto, se non abbandonare, rallentare di molto l’impegno con l’atletica.

In quel periodo mi allenavo più o meno una volta alla settimana e le gare a cui partecipavo ogni anno erano molto poche.

Ho ridotto gli allenamenti ma non ho mai abbandonato! Col tempo mia figlia è diventata grande, gli impegni famigliari sono diventati più gestibili, così nel 2001, a quarantun anni, ho ripreso a gareggiare come Master. Non era come quando avevo vent’anni, ma me la cavavo abbastanza bene.

In aggiunta ho cominciato un percorso da allenatore e ho iniziato una carriera parallela come dirigente nella mia società, l’Acquadela.

L’ho fatto principalmente per passione. L’Acquadela per me è una seconda casa. Mi sono state assegnate in questi anni i premi “Quercia di 1° Grado dalla Fidal” e “Stella di Bronzo dal Coni” come riconoscimento per la mia carriera sportiva e da dirigente di società e collaboratore della Federazione (seguo le statistiche e il sito internet della Fidal Regionale).

Sono state soddisfazioni importanti come altre grandi soddisfazioni sono stati i risultati delle ragazze e dei ragazzi che alleno.

Ho avuto un certo numero di atleti e di atlete che hanno vinto titoli italiani e internazionali e ne cito una per tutte, Patrizia Passerini, classe 1962, una “ragazza” che ha iniziato a fare atletica a 49 anni e che in poco anni ha vinto il titolo mondiale nel 2018 a Malaga e il titolo europeo nel 2019 a Jesolo nei 2000 siepi w55.

Se non hai la stoffa, l’allenatore mica basta per vincere! Io l’ho solo condotta per mano… Vabbè un po’ di merito me lo prendo!

“Nella vita metto la famiglia al primo posto”

L’atletica ha quindi contraddistinto la mia vita. Ho avuto grandi soddisfazioni, ma anche delle delusioni, come quando qualcuno ti abbandona, nonostante tu creda di avere dato tanto per lui, ma il bilancio rimane decisamente positivo.

Nella vita metto la famiglia al primo posto, ho avuto la fortuna di avere in questi anni una buona posizione nel lavoro, ma l’atletica è stata ed è una componente decisamente importante per me.

Sono riuscito ad andare in pensione “presto” e in salute, non è da tutti. Mi ritengo fortunato, la salute c’è e per salute intendo non avere problemi seri. Posso correre e lo farò finché mi sarà possibile!

Ogni tanto mi capita di ricordare il passato… Da ragazzo andavo al campo sportivo in autobus (non mi piaceva particolarmente il bus), erano quaranta minuti ad andare e quaranta minuti a tornare. Non avevo ancora l’auto.

Quando conseguì la patente e comprai la macchina smisi di prendere l’autobus.
L’altro giorno, con la macchina ferma dal meccanico, ho dovuto prendere i mezzi pubblici e ho ripensato a quarant’anni prima, quando percorrevo lo stesso tragitto guardando fuori dal finestrino, ansioso di entrare al campo.

Oggi ho quarant’anni in più ma la stessa voglia di correre.

Giorgio

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